Crocetta a Ballarò: “Ecco il modello Sicilia”

da www.livesicilia.it

05 Marzo 2013  di 

Crocetta ospite, in collegamento, nel talk show di Rai Tre, parla del rapporto col Movimento 5 Stelle. Battibecco con Lupi.

PALERMO – “Il modello Sicilia è questo votiamo di volta in volta” spiega un deputato regionale del Movimento 5 Stelle. Le immagini dai corridoi dell’Ars diventano protagoniste del servizio di Ballarò che introduce il presidente Rosario Crocetta, in collegamento da Palermo. Quella che pochi mesi fa sembrava una maggioranza instabile si è rivelata, tra una migrazione e l’altra e l’appoggio del Movimento 5 Stelle, più sicura del previsto. Ma i cambi di casacca, alcune poltrone riservate in incarichi di noto interesse per i grillini, come la presidenza della commissione ambiente, sono protagoniste della prima domanda di Giovanni Floris a Crocetta: “Presidente esiste un modello Sicilia o è un grande classico, fatti di migrazioni e assicurazioni?”

“Sarebbe assurdo pensare cosi rispetto alle proposte – esordisce il presidente Crocetta -alle azioni di governo che abbiamo messo in atto”. Il presidente siciliano sottolinea che non ha avuto nessuna intenzione di raccogliere deputati eletti con altri partiti, ma si tratta, secondo il presidente, “del disgregamento della forze autonomiste. Queste persone hanno deciso autonomamente”. Sui grillini e i presunti accordi nati dallo scambio di favori: è il programma presentato alle elezioni, secondo Crocetta, il vero punto su cui si basa l’accordo con il Movimento 5 Stelle. “Ho presentato il mio programma: abbiamo fatto una manovra di spending review di un miliardo, per una regione che ha solanto 5 miliardi di debito – sottolinea il presidente – e non 18 come si dice”.

L’onorevole Lupi, uno dei volti ormai storici di Ballarò, stuzzica da subito Crocetta: “Il servizio che abbiamo visto  l’esempio di quello che vorrebbe Bersani con il suo ‘scouting’, questi sono tipici passaggi alla Crocetta”, ma il presidente non ci stà e replica: ” Scillipoti lo ha inventato Berlusconi mica io, avete candidato Lombardo e lei mi dice ‘passaggio di Crocetta’, ma suvvia”. L’onorevole del Pdl incalza il presidente della Regione Siciliana su debiti della pubblica amministrazione. “Vede noi oggi – spiega Crocetta riferendosi alla conferenza stampa del mattino a Palazzo d’Orleans (qui l’articolo) – abbiamo fatto una manovra di governo che sfido le regioni con i modelli di governo di Lupi, noi oggi abbiamo abbolito le province – sottolinea orgoglioso Crocetta – abbiamo risparmiato 50 miliardi di euro” su questa affermazione Maurizio Lupi sottolinea che la cifra era troppo grande, ma Crocetta non sembra intenzionato ad essere tenero.

“Capisca che ho avuto un lapsus – il presidente sembra essere infastidito dalle risa di Lupi-  lei è bravo che posso fare io, lei è troppo bravo!”. La riforma delle provincie annunciato questa mattina e l’abolizione delle aziende partecipate dalla Regione sono le risposte di Crocetta, che prima di spiegare la sua ricetta sul pagamento alle aziende dei debiti accumulati con la pubblica amministrazione, ancora a Lupi lancia un messaggio. “Lei rida, bravo – dice Crocetta –  questa è anche la patria di Sciascia, quest’aria sulla Sicilia ha stufato”, dopo gli applausi dello studio arriva il momento dei “trinacria bond”. “Con i soldi risparmiati dalle partecipate li diamo all’Irfis, emettiamo i bond per pagare le imprese e superare la crisi di liquidità generale. E abbiamo avviato il contenzioso con il governo del Paese – conclude Crocetta -rispetto all’articolo 37 dello statuto che dice che chi produce in Sicilia paga le tasse in Sicilia, perchè se inquini in Sicilia paghi le tasse a Milano o a Roma, perchè i grillini non dovrebbero essere d’accordo?”.

Crocetta e il ‘Pacchetto tsunami’: “Sono più grillino dei grillini, così si cambia”

05 Marzo 2013 da www.livesicilia.it

Rosario Crocetta in conferenza stampa annuncia il suo ‘Pacchetto tsunami’. Cose da fare in cantiere che promettono di rivoltare la Sicilia come un calzino. Cambi in vista per Province, enti e formazione. Ecco nel dettaglio l’agenda. Nel nostro riassunto e nella diretta testuale che abbiamo proposto. E nel video.

PALERMO- Rosario Crocetta annuncia il suo ‘Pacchetto tsunami’. Un programma tagliato con l’accetta e iscritto nell’agenda delle cose da fare. Sarà in molti casi l’Ars a dire l’ultima parola. Ma il governatore tira dritto sulla rotta della sua ‘rivoluzione’. Dalle Province alla Formazione, dagli enti alle partecipate, niente viene lasciato indenne in omaggio all’annuncio presidenziale, “sono più grillino dei grillini”.

Inizio di conferenza stampa col botto, Crocetta si presenta a Palazzo d’Orleans con un cerchio per scherzare sul cosiddetto ‘cerchio magico’. L’assemblea di coloro che sarebbero vicini al cuore agli interessi del governatore. Subito un annuncio: “ Abbiamo trasferito dalla Segreteria generale Franco Schillaci, il genero del capofamiglia di Villabate Mandalá. Si occupava da vent’anni di Fondi strutturali”. In pieno stile antimafia d’assalto.

Poi, il resto dei provvedimenti in cantiere. Il titolo non lascia dubbi: “Ieri sera abbiamo vagliato un ‘pacchetto Tsunami’ – spiega il governatore -. Non solo la riforma delle Province con la creazione di liberi Consorzi (popolazione di almeno 150mila abitanti). Gli attuali capoluoghi di Provincia resteranno comuni capofila del consorzio. In termini di budget significa che una serie di competenze vengono trasferiti ai Comuni e alla Regione. Il personale verrà trasferito, oltre che ai Consorzi anche a Comuni e Regione. Questa riforma dovrà essere accompagnato da quelle dei rifiuti e dell’acqua”.

Un altro passaggio: “Abbiamo anche istituito il Fondo contro la povertà e l’emarginazione e il salario di sussistenza. Il Fondo contro la povertà verrà dato alle famiglie sotto il livello di povertà, cioè cinquemila euro all’anno. Nessuna famiglia potrà avere meno di cinquemila euro. Abbiamo trovato per questo venti milioni”. Il risparmio sulle partecipate, l’abolizione degli Iacp e dell’Ircac: gli altri piatti forti di un menu piccante. Le economie non sono mai troppe e non risparmiano illustri inquilini di Palazzo d’Orleans o prestigiosi enti: “Abbiamo abrogato il milione di euro di contributo al Cerisdi. E poi avevamo gli uccelli in affitto per cinquecentomila euro l’anno, gestiti dalla famiglia Lauricella. La fantasia di questa casta supera ogni immaginazione. La vecchia classe dirigente dovrebbe suicidarsi”.

Le forbici non si fermano. Niente nuovi corsi di formazione, basta con gli stipendi d’oro. Il finale è dedicato alla politica e alla tenuta della maggioranza dopo gli strali di D’Alia, plenipotenziario Udc: “D’Alia è critico sulle Province? Non lo capisco. Il suo partito non ha forse sostenuto Monti, che voleva abolire le province? E basta dire che sono vicino ai grillini. Io sono più grillino dei grillini. Tutto quello che sto facendo era previsto nel mio programma elettorale. Qualcuno è nervoso? Forse capiscono che l’abolizione di alcuni organismi non consentirá di piazzare qualche militante. L’Udc? Ieri abbiamo fatto una riunione di maggioranza e non ho notato alcun nervosismo”.

La riscossa siciliana, Crocetta: “Sì all’articolo 37 dello Statuto. Roma? Ce ne freghiamo”

di Antonella Sferrazza (5/3/2013)

da www.linksicilia.it

“Chi non osa nulla, non speri in nulla” diceva Schiller. E la Sicilia, finora, ha osato ben poco sul tema dell’Autonomia speciale. I governi regionali che si sono succeduti negli ultimi anni, qualche volta, hanno chiesto allo Stato italiano  il rispetto delle prerogative sancite dallo Statuto, che ricordiamo è parte della Costituzione italiana. Ma, non ci si è spinti al di là di qualche lettera, di qualche incontro nella Capitale e di qualche diatriba dialettica.

La musica sembra cambiare con Rosario Crocetta. Il nuovo Presidente della Regione siciliana, infatti, sta mostrando i muscoli. Almeno per qualla parte dello Statuto che, se applicato, potrebbe rivelarsi importantissimo per le casse regionali. Parliamo dell’articolo 37, secondo cui le imprese che hanno gli stabilimenti produttivi nell’Isola, ma sede legale altrove, devono pagare qui parte delle imposte.

Crocetta, nel corso della conferenza stampa di stamattina (in cui si è parlato anche della sopressione delle province), ha annunciato che: “La Sicilia lo applicherà. E se Roma non è d’accordo ce ne fregheremo”.  La presa di posizione del Presidente, è l’unica via percorribile se si vuole porre fine ad una ingiustizia che la Sicilia subisce da oltre 60 anni.

Sperare che il governo nazionale rinunci, infatti, ad un ricco bottino, è da sciocchi. Non l’ha mai fatto, né lo farà. Di che cifre parliamo? Solo pensando ai grandi gruppi industriali, come quelli del petrolchimico – che hanno portato inquinamento e malattie in Sicilia, e che continuano a versare le imposte al Nord – e  magari mettendoci pure le banche, si tratterebbe di circa 1,5 miliardi di euro all’anno, come ha ricordato stamattina il Presidente.

A ben guardare, la posta in ballo è molto più sostanziosa. Come ha dimostrato in un dettagliato studio sull’argomento il docente d Economia Aziendale, Massimo Costa, tra i maggiori esperti in tema di Autonomia, il furto legalizzato in danno della Sicilia ammonta almeno a 5 miliardi di euro l’anno solo per la mancata applicazione dell’articolo 37. Se poi si aggiungono gli altri (36-38, ad esempio) la rapina statale supera i 10 miliardi euro (qui potete leggere i dettagli dell’analisi). 

Un bottino che Roma non molla. Ma, poiché anche il governo nazionale è tenuto al rispetto della Costituzione, quindi dello Statuto, ecco la decisione di Crocetta di andare avanti senza se e senza ma. Senza inutili trattative con uno Stato sordo quando si tratta di soldi dei siciliani. Finora, una pubblicistica intrisa di pregiudizi e, probabilmente, pilotata dagli interessi del Nord, ha trascurato questi ‘particolari’. Dando fiato alle trombe stonate di chi ha descritto un Sud e una Sicilia inondati da risorse pubbliche. Tesi ampiamente smentita dagli economisti della Svimez, l’Associazione per lo sviluppo industriale.

Che succederà ora? Crocetta ha detto che l’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi (che è anche un componente Svimez) sta lavorando al provvedimento. I tempi non dovrebbero essere lunghi. E se Roma alza la voce?

Pazienza. Un popolo coraggioso deve avere la forza di difendersi. Perché questo è un caso di legittima difesa. Eventualmente si potrebbe ricordare che la Sicilia dispone di mezzi necessari per farsi ascoltare: le raffinerie, per cominciare. Oltre il 40% circa della benzina e del gasolio utilizzati in Italia, proviene dagli impianti di raffinazione dell’Isola. Chiuderle significherebbe mettere in ginocchio il Paese. Che, forse allora, si mostrerebbe più sensibile dinnanzi ai diritti dei siciliani. 

C’è da aggiungere che Crocetta, stamattina in conferenza stampa, ha parlato anche del ripristino dell’Alta Corte in Sicilia. Ma sull’argomento non è stato molto chiaro, o quantomeno, non abbiamo avuto modo di chiedere un chiarimento. Non ha parlato cioè della nomina dei giudici, passaggio essenziale per fare tornare in vita una istituzione che già c’è (non ha bisogno di essere istituita, come si dice in giro).  Una istituzione, come diceva il Presidente della Regione, Giuseppe Alessi “che è stata sepolta viva”.

Regione: addio a Ircac, Crias e Iacp

da www.gds.it

È quanto prevede un disegno di legge, approvato ieri sera dalla giunta. Il governo di Rosario Crocetta intendere abolire i due enti che erogano credito agevolato alle cooperative e agli artigiani, trasferendo le competenze a Irfis-FinSicilia. Riduzione da 15 a 5 delle società controllate

 

PALERMO. Addio Ircac, Crias, Istituti autonomi case popolari (Iacp) e riduzione da 15 a 5 delle società controllate dalla Regione. È quanto prevede un disegno di legge, approvato ieri sera dalla giunta. Il governo di Rosario Crocetta intendere abolire i due enti che erogano credito agevolato alle cooperative e agli artigiani, trasferendo le competenze a Irfis-FinSicilia, la società finanziaria controllata dalla Regione, che si sostituirà a Crias e Ircac.

 

Col piano di restayling delle altre controllate, il governo conta di recuperare risorse immobiliari che andranno ad alimentare un fondo da agganciare all’operazione ‘Trinacria bond’ per pagare almeno parte del debito verso le imprese, che in totale vantano 2 miliardi di crediti. Una norma sulla mobilità poi consentirà di trasferire il personale dalle società soppresse a quelli che rimarranno in piedi o verso la Regione. Le competenze degli Iacp, invece, passeranno ai comuni. I tagli riguardano anche alcuni contributi; abrogato il
finanziamento di un milione per il Cerisdi.

 

“TRINACRIA BOND PER PAGARE LE IMPRESE”- Per pagare le imprese che vantano crediti per circa 2 miliardi di euro nei confronti della Regione siciliana, il governo di Rosario Crocetta pensa all’emissione di obbligazioni ‘Trinacria Bond’ agganciate a un fondo immobiliare costituito dal patrimonio di alcune società controllate, che da 15 passeranno a 5. Interpellato dall’ANSA, Giuseppe Romano, consulente finanziario indipendente e direttore della società Consultique si dice perplesso sull’operazione: così si crea debito su debito.

 

L’operazione, che per la sua complessità non andrebbe in porto prima della fine dell’anno, è stata denominata ‘Trinacria bond’; l’Irfis-Fin Sicilia, finanziaria controllata dalla Regione, si occuperà del bando per la ricerca della società veicolo (Sgr) che gestirà l’emissione obbligazionaria, che per legge deve avere una durata non inferiore a cinque anni e comunque deve avere l’autorizzazione della Banca d’Italia. Secondo le stime del
governo il fondo immobiliare, nella fase iniziale, avrà un valore di 500 milioni di euro. Poichè il piano finanziario è sganciato dal bilancio regionale, il governo in questo modo può aggirare i vincoli del patto di stabilità.  Giuseppe Romano, consulente finanziario indipendente e direttore della società Consultique, avanza perplessità sull’operazione. «Chi tirerà fuori i soldi? Chi sono privati disposti a comprare titoli obbligazionari di una Regione come la Sicilia che ha un rating basso (BBB+)? E a quale tasso? Come si
stabilisce il valore di un portafoglio immobiliare in una situazione di crisi finanziaria come quella attuale, con il mercato degli immobili praticamente fermo», dice.

 

«Operazioni simili sono state fatte in altre regioni e con evidenti criticità: nel Lazio, in Abruzzo, in Campania – afferma il direttore del centro studi di Consultique – L’unica certezza è che queste operazioni non fanno altro che spalmare il debito trasformandolo da breve a lungo, in più ci pago il tasso, facendo dunque altro debito. Chi ci guadagna sono sicuramente le banche». E ancora: «Dove vanno a finire queste obbligazioni? – prosegue Romano – In genere le banche le piazzano nei sinking found, cioè nella pancia di altre amministrazioni pubbliche. Così a pagare sono sempre i cittadini, soprattutto le nuove
generazioni». Romano avverte: «Bisogna stare attenti; sarebbe opportuno che un’amministrazione pubblica sia più cauta nelle scelte». E indica il modello Padova. «In quella città decine di imprese vantavano crediti nei confronti del comune – sottolinea – L’amministrazione ha firmato accordi con le banche locali, le imprese hanno ottenuto le anticipazioni sui crediti a un tasso convenzionale, con la garanzia per le banche fornita dal comune».

Rosario Crocetta: una regione di pazzi

‎(AGI) – Palermo, 5 mar. – La partenza di Crocetta e’ quasi da choc: “Per 20 anni alla segreteria generale di Palazzo d’Orleans c’era il genero del capomafia di Villabate Nino Mandala’: si tratta di Franco Schillaci che era assegnato all’ufficio degli Affari generali. Si occupava di infrastrutture e interventi infrastrutturali. Nessuno se ne e’ accorto. Ora abbiamo deciso di trasferirlo”. Trasferimenti, spiega riguarderanno anche il dipartimento Rifiuti, dopo avere deciso settimane fa lo stesso nel settore Energia e in molti altri assessorati. La Regione siciliana, rivela poi Crocetta, paga mezzo milione di euro all’anno per gli uccelli di Parco d’Orleans, il giardino annesso al palazzo della Presidenza: “Avevamo gli uccelli in affitto: mezzo milione di spesa per uccelli del 1954, che ormai saranno morti. La fantasia di questa casta supera ogni immaginazione e una Regione di pazzi. Se ne occuperanno i forestali e risparmieremo questi soldi”. Il piatto forte servito dal governatore, pero’, e’ l’abolizione delle Province: consentira’ di risparmiare subito 10,3 milioni per i tagli delle indennita’, ma a regime il risparmio sara’ di 50 milioni all’anno. (AGI)